Il commiato di Carlo Caspani

Il commiato di Carlo Caspani

Quando ascolterete queste parole, avrò già varcato l’ultima soglia, quella da cui non è dato tornare e alla quale mi presento pieno di dubbi, incertezze, perplessità, ma nella speranza di aver almeno affrontato questo momento con quel minimo di dignità che sento di essermi meritato in questi anni non facili. Sono partito da queste strade, da questo quartiere, da questa chiesa e qui mi piace tornare per salutarvi ancora una volta.

Abbraccio forte mia moglie, mia sorella, i miei cognati e cugini, i miei nipoti di cui vado tanto orgoglioso. E abbraccio tutti voi, amiche e amici che mi avete aiutato, come una vera medicina, con un messaggio, una telefonata, una visita nei momenti difficili e di apparente solitudine di una giornata di febbre o di ospedale: vi ho trovato sui banchi di scuola, per le vie del quartiere, in uffici dove si è lavorato insieme, condividendo passioni, insomma, lungo la vita come capita a tutti, ma mantenendoci vicini, spalla a spalla, come chi si giura “nessuna ritirata, nessuna resa”.

Non avrò lapidi e posti al cimitero, nessuno ci va. Ricordatemi quindi là dove ho vissuto brevi, ineffabili momenti di felicità: la Baia del Silenzio a Sestri, un ponte sul Naviglio Grande, una scogliera bretone, Pampelonne a St Trop’, il Beauburg, Rue de Navarin e la Gare d’Orsay a Parigi, Oxford St e i campus di Cambridge, la 42a a Broadway, Paseig de Gracia a Barça, Monza, Silverstone,  Hockenheim,  Helsinki… cercatemi: sarò li ad aspettarvi.

Un ultimo saluto per te, Lucia. Non so se sono riuscito a essere un buon marito, con i nostri caratteri e visioni del mondo spesso in contrasto, ma ce l’ho messa tutta. Mi sei stata più che indispensabile in questi anni, in diversi momenti ti ho dovuto letteralmente la vita: sappi che ti ho amata, ti amo e ti amerò sempre. La rosa rossa è per te.

Addio a tutti: viaggiate, leggete bei libri, guardate bei film, bevete buon vino e soprattutto AMATE, senza se e senza ma.

Carlo