Cine4 – L’appuntamento – dal 25/10 al 27/10

L’appuntamento

mercoledì 25 ottobre ore 21:00

giovedì 26 ottobre ore 15:30 e 21:00

venerdì 27 ottobre ore 21:00

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Regia di Teona Strugar Mitevska

Con Jelena Kordic, Adnan Omerovic, Labina Mitevska

Genere Drammatico, Danimarca, Belgio, 2022, durata 95’

Classificazione età: +6
Contenuti: violenza, uso di armi

Sinossi:

Applaudito in selezione ufficiale all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, L’appuntamento segna l’atteso ritorno della regista Teona Strugar Mitevska dopo il
successo di Dio è donna e si chiama Petrunya.
Asja è una donna single di 40 anni e per incontrare l’anima gemella si iscrive a un buffo evento di speed dating. Qui conosce Zoran, un uomo misterioso e di
bell’aspetto con cui all’inizio sembra nascere una sintonia speciale. Ma Zoran non è lì per cercare l’amore: c’è un segreto nel suo passato che riguarda proprio Asja e che ha unito i loro destini…
Come sempre nel suo cinema, Mitevska parte da un grande ritratto femminile per riflettere sulla società, sui suoi pregiudizi e la sua violenza, ma anche sulla possibilità sempre viva dell’amore e della redenzione.

Trailer:

Note di Regia:

TEONA STRUGAR MITEVSKA – Regista e sceneggiatore

Cosa ci definisce: la nostra etnia, la nostra religione, il nostro genere? Cosa ci divide o ci unisce? Questa è una storia sulla precarietà della vita, sugli incontri
casuali che uniscono l’aggressore e la vittima, riportando in vita il passato doloroso; è una storia di connessioni impossibili, di amore e di assurdità.
Vedo questo film come una sinfonia di movimenti coreografici che rivelano strati di emozioni e lentamente portano lo spettatore a uno stato di vertigine. E poi c’è la
città di Sarajevo, testimone di ferite aperte e dolori passati. Per me L’appuntamento è una sorta di poesia e un modo per celebrare il meglio di quella
che era la Jugoslavia e Sarajevo, la città più bella del mondo con le persone più belle.
La sceneggiatrice Elma Tataragić è la mia anima gemella, una forza collaborativa senza pari. Dio è donna e si chiama Petrunya è stato per me un viaggio personale,
mentre L’appuntamento è la storia personale di Elma: la sceneggiatura è ispirata alla sua vita.
Il film si svolge in un unico spazio e mi sono trovata di fronte a una grande sfida: come filmare questo cast di quaranta attori, di cui solo diciassette professionisti,
senza annoiare il pubblico? Sapevo che si trattava di un film corale e dovevo trattarlo come un puzzle o una cattedrale in cui ogni pezzo è di fondamentale
importanza: un personaggio non potrebbe funzionare senza gli altri e viceversa. Ho fatto quindi sei settimane di prove, perché le prove permettono di organizzare
il caos e di creare spazio per l’improvvisazione, per far emergere dagli attori verità che non si possono trovare altrimenti.

 

Recensione di Emanuela Martini – cineforum.it

«Una figura maschile, di spalle, guarda in giù dalla cima di un palazzo. Guarda il brulichio della città, ma soprattutto osserva una donna che sta camminando e che la macchina da presa continua a seguire a distanza sempre più ravvicinata, finché non arriva alla sua meta: un hotel di architettura brutalista, risalente alla vecchia Jugoslavia, nel quale un’agenzia di incontri organizza ogni sabato degli speed dating programmati per anime solitarie in cerca dell’amore. Una maniera come un’altra per passare un sabato in compagnia, chiacchierare con qualcuno, pranzare, svagarsi, dice al momento della pausa pranzo un maturo habituée di quei meeting. Asja, la donna bionda con il vestito a fantasia sul verde che abbiamo pedinato all’inizio, ha quarant’anni, un buon lavoro, è single e ha scelto il suo partner dell’incontro tra le proposte dell’agenzia. In realtà, scopriamo che è stato lui a farsi scegliere: Zoran, più o meno coetaneo, camicia a fiori rosati, faccia smunta e interrogativa, una passione per Kurt Cobain, un flirt con l’idea del suicidio. Un’anima tormentata, che voleva a tutti i costi incontrare Asja, forse per chiedere perdono, per liberarsi del peso del ricordo del loro quasi-incontro nel 1993, durante l’assedio di Sarajevo, quando erano poco più che ragazzi.

L’appuntamento mette una di fronte all’altra due persone accomunate da un trauma violento, inserite in un ambiente asettico e circondate da una umanità varia, curiosa, chiacchierona, mai banale. Immersi in una quasi totale unità di tempo e di luogo, non ci si annoia mai, continuamente sollecitati dalla velocità dei dialoghi di Elma Tataragic (che insieme alla regista Teona Strugar Mitevska ha scritto la sceneggiatura basandosi su una propria esperienza personale) e dalla duttilità della macchina da presa, che nella prima parte del film passa veloce da un tavolo all’altro, dove le coppie variamente assortite rispondono più o meno onestamente alle domande che rivolge loro una voce registrata. Due “padrone di casa”, paludate in identici abiti zebrati, tengono viva l’atmosfera.

Ma quella che pare una commedia grottesca e corale piano piano si trasforma nella rievocazione dei drammi e dei danni di una guerra tra popoli uguali, e si avvicina sempre di più ad Asja e a Zoran, alla rivelazione dell’evento che li accomuna, alla rabbia, la frustrazione, il disprezzo, il senso di colpa, la vergogna. Storie di conflitti mai sopiti e di generazioni che continuano a pagarne i danni. Storie di uomini e di donne: Teona Strugar Mitevska, che nei suoi film precedenti si è concentrata spesso sul femminile (Io sono Titov Veles e Dio è donna e si chiama Petrunya) e talvolta sul maschile (il claustrofobico When the Day Had No Name), qui tiene la sua macchina da presa e la sua sensibilità equidistanti dai due protagonisti, mettendo in campo le ragioni e soprattutto le paure e le ossessioni di entrambi, la disperazione di lui (maschio guidato alla distruzione insensata e all’autodistruzione) e l’esasperazione stupefatta, la rabbia di lei, che è femminilmente allenata ad andare avanti, interrogando se stessa e gli altri, ma comunque vivendo. La commedia si fa sempre più cupa, più chiusa in un anfratto qualunque di una città, Sarajevo, sulla quale incombe un cimitero. Ma il tempo passa, e fuori un gruppo di giovanissimi balla per strada; ed è proprio in quel ballo che si perde Asja, quasi felice, quasi dimentica, quasi appagata, in una lunga sequenza che libera energia e vitalità.»