Cine4 – Dieci minuti – dal 19/6 al 21/6

Dieci minuti

mercoledì 19 giugno ore 21:00

giovedì 20 giugno ore 15:30 e 21:00

venerdì 21 giugno ore 21:00

acquista il biglietto


Regia di Maria Sole Tognazzi

Con Barbara Ronchi, Fotinì Peluso, Margherita Buy, Alessandro Tedeschi

Genere Drammatico, ITA 2024, durata 102’

Classificazione età: +6
Classificazione contenuti:
sesso, alcol/droghe

Sinossi:

Dieci minuti al giorno possono cambiare il corso della giornata. Dieci minuti facendo
qualcosa di completamente nuovo, possono cambiare il corso di una vita. Questo è quello
che scoprirà Bianca nel pieno di una crisi esistenziale. Nuovi incontri, la scoperta di legami
speciali e l’ascolto di chi ci ha sempre voluto bene. A volte basta poco per ricominciare e
questo film ce lo insegna, attraverso un racconto caldo e appassionante di rinascita.

Trailer:

NOTE DI REGIA
L’esigenza di raccontare personaggi femminili, esplorandone forza e fragilità, è la chiave che
accomuna tutti i miei ultimi lavori. Sono passata da film come “Viaggio sola” a “Io e lei”, fino ad
arrivare alla serie “Petra”, coltivando il desiderio costante di mettere in scena donne che avrei voluto
vedere prendere vita sullo schermo.
Dopo aver letto il romanzo “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale ho incontrato Francesca
Archibugi, con cui ho iniziato a parlare di quanto questo libro contiene un’idea potente, che ci
sarebbe piaciuto trasformare la sceneggiatura.
Credo che l’abbandono sia la crisi centrale di ogni esistenza. Per questa ragione, abbiamo deciso di
raccontare questa crisi mentre prende vita all’interno di una giovane donna. Crisi che si rivelerà
rivoluzionaria e, al tempo stesso, capace di infrangere le incrostazioni egotiche del protagonista.
Il racconto è certamente introspettivo, ma non costretto fra le quattro mura di una seduta di analisi,
bensì scandito da una sequenza di prova e una serie di incontri che costringono la nostra
protagonista a confrontarsi col mondo esterno. A tal proposito, vorrei esplorarne una simile
condizione prendendo spunto da certe commedie indie americane, che entrano nell’intimità dei
personaggi e ne indagano i grovigli interiori.
Tutto questo intendo farlo con leggerezza ma anche – laddove occorre – con la necessaria forza
drammatica.
Quando incontriamo Bianca, la nostra protagonista, questa si trova in un momento di profondo
smarrimento, devastata dalla rottura del suo matrimonio, dalla perdita del lavoro, con un incidente
stradale alle spalle a cui fa subito seguito un tentato suicidio.
Il suo percorso assieme alla dottoressa Brabanti, una psichiatra molto particolare, e assieme a
Jasmine, una sorella che non sapeva di avere, si trasformerà in possibilità di rinascita, attraverso una
serie di prove che sfidano tutte le sue paure e le conseguenti resistenze psicologiche.
Immagino un film che sia al contemporaneo brillante e profondo, che appaia come un’avventura di
vita che scorre seguendo in modo del tutto naturale l’andamento altalenante delle crisi e delle
successive conquiste.
La fotografia, la musica, il montaggio, contribuiranno apparentemente a questa idea di cinema
naturale, privo di artifici, ma anche elegante e curato nel seguire la linea registica che ha
caratterizzato i miei precedenti lavori.
Maria Sole Tognazzi

Recensione di Francesco Costantini – cinematographe.it
Liberamente tratto dal romanzo di Chiara Gamberale“Per dieci minuti” – edito da Feltrinelli nel 2013 – Dieci Minuti, il nuovo film di Maria Sole Tognazzi, scritto insieme a Francesca Archibugi e interpretato da Barbara Ronchi, Margherita Buy, Fotinì Peluso, Alessandro Tedeschi e non solo, arriva nelle sale italiane il 25 gennaio 2024 per Vision Distribution. Storia di crisi e rinascita, di coraggio e inclinazioni fuori dagli schemi. Visti i nomi si parlerà, è inevitabile se ci si concentra solo sulla superficie delle cose, di operazione al femminile. Vale come amo di marketing – è discutibile anche questo – ma per il resto è uno stereotipo che non fa bene al film e al suo sguardo. Perché qui si parla di perdita, abbandono, curiosità e rinascita, tenendo conto dei bisogni e delle aspirazioni di tutti i personaggi. Ed è al pubblico che si rivolge, il film, non a questo o a quel segmento.
La crisi esistenziale di Bianca (Barbara Ronchi) comincia con la fine brutale, perché improvvisa, perché davvero non si era accorta di nulla, del suo matrimonio con Niccolo’ (Alessandro Tedeschi). Il problema è che Bianca viveva in simbiosi con il compagno. Il problema è che Bianca – fa la giornalista, con tanto di rubrica e un mucchio di ambizioni letterarie fin qui inespresse perché il talento c’è ma manca la curiosità – nega la realtà. Troppo presa dai suoi problemi per notare le cose che le accadono intorno, incapace di affrontare la vita senza il filtro di visioni preconcette e bugie consolatorie. Riconoscere il principio di realtà è il primo passo per rinascere alla vita, sottolinea la dottoressa Brabanti (Margherita Buy).

La dottoressa Brabanti è la terapeuta che la prende in cura dopo l’ultimo episodio, quello che la spinge sull’orlo dell’abisso. Ha un carattere particolare, non è come uno se la aspetta, è brusca, non conformista, molto creativa. Sistema di fronte alla scrivania una sedia difettosa ed è proprio da lì, dal modo in cui si comporta il paziente in relazione alla sedia, che lei inevitabilmente comincia con il suo lavoro. Bianca non si accorge dell’imperfezione, si siede inconsapevole. Sia la sedia la spia del suo disagio, o una malcelata condanna del suo egoismo (talmente presa dai suoi problemi da non preoccuparsene), la dottoressa Brabanti, superato il primo colloquio, propone una terapia insolita, del tutto intonata al suo gusto di professionista avvezza a cose fuori dagli schemi. La terapia dei dieci minuti.

Dieci minuti della giornata – un’abitudine da coltivare con estrema cura – da consacrare a esperienze nuove, diverse, folli, coraggiose. Si tratti di partecipare al funerale di uno sconosciuto, o rubare un vestito, quello che conta è che Bianca impari ad aprirsi alla novità e cominci ad allontanarsi da sé, dai suoi legittimi bisogni ma anche dalle trappole di uno sguardo chiuso, autoreferenziale. Per ripartire occorre ascoltare e lottare per essere ascoltati. Ma Dieci Minuti non è solo il percorso di Bianca. C’è una rete di protezione intorno, che la accoglie e la protegge; il film è anche questa storia. La regia di Maria Sole Tognazzi cerca di dare il buon esempio adottando diligentemente lo sguardo largo, inseguendo verità e integrità nel carattere e nelle motivazioni di ognuno. Vale per Nic come per Jasmine (Fotinì Peluso), la coraggiosa e tenace sorella che Bianca conosce nel momento giusto della sua vita.

Nella deliberata ambiguità della formula, “liberamente tratto da”, c’è, se non tutto, sarebbe presuntuoso, comunque molto. Dieci Minuti mantiene, nelle intenzioni di Maria Sole Tognazzi e Francesca Archibugi, un rapporto deferente con la fonte, il romanzo venato d’autobiografia di Chiara Gamberale, non alterandone l’impianto narrativo o la filosofia. Si concede le sue libertà, audacemente lavorando sui toni, portando storia e personaggi lontani dal perimetro originale, che per la scrittrice romana era questione di commedia e leggerezza. Il film è molto più incline ad assecondare una malinconia puntellata da sprazzi di umorismo, levità e brutale sincerità, espressi per lo più dalla coppia Fotinì Peluso e, soprattutto, Margherita Buy.

Che si diverte, molto, con la sua dottoressa dal brusco carattere e dal portamento anticonvenzionale. Lateralmente, Dieci Minuti fa l’elogio dei bravi maestri e delle brave maestre; si può insegnare solo se si ha il coraggio di essere veri e fuori dagli schemi. Vale a maggior ragione per l’approccio per niente istituzionale della sorella ritrovata Fotinì Peluso, che maschera le sue fragilità dietro una disinvoltura senza fronzoli, proprio quello che serve a Bianca per uscire dal guscio. Barbara Ronchi regala alla protagonista una dignità dolce e un approccio misurato, lavorando sul sottile equilibrio tra pudore ed esteriorità del dolore, per evitare accenti melodrammatici e morbosità compiaciute. Le sta accanto Alessandro Tedeschi, il compagno a tre dimensioni. Il film ha tempo e modo di indagarne l’intimo e le motivazioni. Non si lascia indietro nessuno.
Questa è la forza di Dieci Minuti, lo sguardo largo di Maria Sole Tognazzi e Francesca Archibugi, a superare i limiti delle pigre etichette e delle visoni preconcette. Oltre lo stereotipo del film al femminile – se ha valore e difficilmente ne ha, solo dal punto di vista dell’operazione produttiva – la storia concede a ciascuno “la tragedia delle sue ragioni” (copyright Jean Renoir). E se parla di forza e debolezza, cercando di scavare nel senso delle parole per trovare una verità più ostica e niente affatto conciliante, la sua debolezza è proprio nei toni. I dieci minuti sono questione e prova di coraggio, follia, rigore, disciplina spirituale. Il film si concentra sulla crisi esistenziale di Bianca, sulle sue lacrime, sul suo coraggio, ma non cerca mai di affondare i denti sulla rabbia, l’umorismo involontario, la creatività del percorso. A Dieci Minuti manca l’anticonformismo della dottoressa Brabanti. Si ritrae, forse per eccesso di pudore. In ogni caso, un’occasione mancata.