Cine4 – Barbie – dal 6/12 al 8/12

Barbie

mercoledì 6 dicembre ore 21:00

giovedì 7 dicembre ore 15:30 e 21:00

venerdì 8 dicembre ore 21:00

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Regia di Greta Gerwig.

Con Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Kate McKinnon

Genere Commedia, USA, 2023, durata 114’

Classificazione età: T

Sinossi:

Greta Gerwig si cimenta con uno dei personaggi iconici della cultura pop mondiale: la Barbie.

E costruisce una parabola femminista

Trailer:

Recensione di Mario Tudisco – spietati.it

«Aggiornando e riscrivendo l’immaginario e la mitologia di Barbie, Greta Gerwig sceglie un punto di partenza originale e spiazzante: l’irruzione della morte. Nel bel mezzo di una festa scintillante e glamour, Barbie stereotipo, rivolgendosi alle “colleghe” esclama eccitata “avete mai pensato di morire?”. Questa domanda, dissonante e difforme rispetto al contesto, genera una frattura. E insinua un dubbio. A Barbilandia e nel pubblico in sala. La morte non può essere contemplata, non fa parte della grammatica dell’intrattenimento. Eppure è da qui che parte la regista, da questa apparentemente innocua ma spiazzante situazione. Il tentativo è quello di offrire un corpo – psichico e fisico – a Barbie. Unità di misura del processo di umanizzazione. Un film a suo modo sovversivo e liberatorio. Dentro il rosa pastello degli abiti e delle scenografie, dentro l’universo scintillante di Barbilandia, dentro la cotonatura dei capelli, dentro il mondo zuccheroso e divertente si compiono innumerevoli strappi e si perimetra uno spazio che flirta con la satira sociale, con il pamphlet femminista, con la guerra dei sessi, con una critica di costume che non risparmia affondi e colpi bassi e non cela le crepe di una società ancora profondamente machista e mascolinizzata.

Greta Gerwig ibrida i codici, aggiorna i generi tra loro comunicanti: screwball comedy, musical, racconto di formazione, viaggio avventuroso e picaresco. Barbie è una proiezione, è un giocattolo che allieta le bambine, le orienta, stimola la loro fantasia generando l’immaginario per eccellenza legato alla perfezione della bellezza. Ma Barbie è anche il prodotto del capitalismo più sfrenato, la rappresentazione plastica dell’oggettificazione e della sessualizzazione della donna. L’intelligenza di Gerwig sta nell’aver concepito un film stratificato e su più livelli di lettura capace di parlare in modo ampio ad un pubblico vastissimo (e i risultati straordinari al box office lo confermano), intrattenendolo, e tuttavia lanciando una serie di input sul ruolo della donna nella società, sulla sua indipendenza e/o subalternità, sul male gaze, sul corpo e le battaglie che ogni giorno su di esso si scrivono, sulla libertà individuale, sul potere della scelta, sulla non contrapposizione e sulla necessità di essere chi si vuole. Non è pedante, declamatorio, sentenzioso. È furbo e buffo. Leggero e affilato. Superficiale ma solo nella confezione e nella struttura ‘cartoonesca’. Alla fine, Barbie, come un Pinocchio moderno, rifiuta di essere la creazione e l’idea(le) di qualcun altro per diventare umana imperfetta e fallibile.

Colei che scrive la sua storia, e partorisce le sue idee, anziché restare contenitore di idee altrui.E si fa carne. Che un blockbuster riesca a portare avanti questi costrutti e a creare situazioni in cui una ragazzina grida “fascista” alla Barbie-stereotipo (Margot Robbie) piombata nel mondo reale o che quest’ultima si misuri per la prima volta con una donna anziana scoprendone la vecchiezza, non può che essere visto come un passo avanti nella congiunzione tra cinema commerciale e mainstream d’autore (già cult il prologo kubrickiano che ritrae un gruppo di bambine che, dalla notte dei tempi, si “allenano” con le bambole per passare febbricitanti alla Barbie in un gioco di specchi tra accudimento e rispecchiamento). Barbie e Ken, in guerra per la leadership del regno di Barbilandia, dove si scontrano modelli di patriarcato acerbi e appena scoperti, ma già arcigni, e modelli sclerotizzati di un femminile apparentemente vincente ma immobile e preconfezionato, sono strutture e funzioni del pensiero e della complessità della coscienza umana. Barbie invita Ken ad esistere indipendentemente da lei.

Ed è questo, forse, l’elemento veramente ‘rivoluzionario’ e dirimente del film. La condivisione di uno spazio comune, all’interno delle relazioni, tra autorappresentazione e autonomia.»