Cine 4 – SULLY

Cine 4 – SULLY

giovedì 11 maggio 2017 ore 15.30 e 20,45 – € 5,00 (€ 3,50 under 25 e convenzionati)

  • PRESENTATO AL 34. TORINO FILM FESTIVAL (2016) NELLA SEZIONE ‘FESTA MOBILE’.
  • CANDIDATO ALL’OSCAR 2017 PER IL MIGLIOR MONTAGGIO SONORO.
  • CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2017 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.

Genere: Drammatico
Regia: Clint Eastwood
Interpreti: Tom Hanks (Chelsey ‘Sully’ Sullenberger), Aaron Eckhart (Jeff Skiles), Laura Linney (Lorraine Sullenberger), Mike O’ Mailey (investigatore Capo Charles Porter), Jamey Sheridan (Ben Edwards), Anna Gunn (Elizabeth Davis), Ann Cusack (Donna Dent), Molly Hagan (Doreen Welsh).
Nazionalità: Stati Uniti
Distribuzione: Warner Bros Pictures Italia
Anno di uscita: 2016
Origine: Stati Uniti (2016)
Soggetto: tratto dal libro di Chelsey Sullenberger e Jeffrey Zaslow
Sceneggiatura: Todd Komarnicki
Fotografia: Tom Stern
Musiche: Christian Jacob, The Tierney Sutton Band
Montaggio: Blu Murray
Durata: 95′
Produzione: Frank Marshall, Allyn Stewart, Tim Moore, Clint Eastwood per Flashlight Films, Kennedy/Marshall Company, Malpaso Production
Giudizio: Consigliabile/realistico
Tematiche: Famiglia; Storia;

Soggetto:

Il 15 gennaio 2009 un aereo compie un ammaraggio di emergenza nelle acque del fiume Hudson. I 155 passeggeri a bordo risultano alla fine tutti salvi. Eppure il comandante Sully Sullenberg e il suo secondo Jeff vengono incolpati di omesso soccorso e affidati ad una commissione d’inchiesta…

Valutazione Pastorale:

Sono in molti a pensare che dopo “Gran Torino” (2008), Clint Eastwood avrebbe potuto chiudere la carriera. Avrebbe lasciato una straordinaria testimonianza di lucidità etica e di concretezza narrativa, ma si sarebbe negato la possibilità di esplorare da vicino alcuni avvenimenti della recente storia americana, come ha fatto in “American Sniper” (2015) e, soprattutto, in questo “Sully”, forse il vertice dell’autore nella messa a fuoco della mitologia americana. Eastwood ribadisce la propria fiducia nell’azione dell’individuo, nel suo intervento dettato da decisioni rapide e repentine fatte a favore degli altri e per una loro migliore salvaguardia. Adottando una linea narrativa che parte dalla condivisione di un fatto già avvenuto e concluso, il regista riesce a ribaltare la frase del “so come va a finire” in una proposta che mette in primo piano i due protagonisti e li ricolloca indietro, ricostruisce gli avvenimenti e li riporta alla loro inevitabile, naturale conclusione. Si tratta di una storia che ribadisce, se ancora fosse necessario, il primato della verità, che paga sempre e sempre viene premiata. La verità come valore morale che guida azioni e decisioni dell’uomo e della donna e li affida ad un racconto semplice, pulito, lineare, di invidiabile trasparenza. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e certamente realistico.

Utilizzazione:

il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte successive occasioni per verificare la meravigliosa vitalità dell’86enne Clint Eastwood.

Scarica qui la nostra scheda del film.

Critica:

“Con il magico tocco della migliore semplicità, essenzialità, sobrietà, in una parola classicità di cui ha dato tante prove questo grande del cinema contemporaneo, il film si snoda – brevemente, altra virtù – intorno al paradossale processo che Sully e il suo secondo devono subire da parte delle autorità dell’aviazione civile. (…) Tom Hanks calza a pennello. Nuovo Gregory Peck o Henry Fonda costretto a difendere il proprio onore dalle ombre che ingiustamente lo minacciano. L’uomo integro – con i suoi difetti, che rendono ancora più apprezzabile la sua integrità – che assume sulle proprie spalle il peso schiacciante della responsabilità. Riducendo al minimo le parole, l’esternazione di sentimenti e risentimenti. Un uomo vero, insomma. (…) Clint ha il talento del cantore dell’individualismo americano che – come in ‘Gran Torino’ e in ‘Million Dollar Baby’, ma anche nell’ostico ‘American Sniper’- è coscienza della responsabilità e virilità delle e nelle scelte.” (Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’)

“Sconsigliato solo a chi ha paura di volare, «Sully» è un film davvero per tutti, ma non nel banale senso promozionale bensì in quello dell’opera superiore alle schermaglie di gusto tra la critica e gli spettatori. Il vecchio Clint, infatti, il cowboy di Leone trasformatosi negli anni in un’icona del cinema americano ha diretto l’ennesimo titolo in cui la linearità della messinscena, l’armonia della tecnica e la sicurezza del ritmo trascendono l’interesse dell’argomento, la pertinenza della cronaca e la consistenza poetico-politica dell’assunto. (…) Dando per scontata l’impeccabile immedesimazione di Tom Hanks, la prima raccomandazione critica è quella di azzerare le preoccupazioni per eventuali eccessi di retorica e soprattutto l’eco di certe interpretazioni che hanno tirato in ballo a vanvera le «false sirene» del coraggio a stelle e strisce, magari shakerato in salsa trumpiana. (…) Sfrondando con sperimentata asciuttezza dialoghi e sequenze, il film riesce a concentrare negli sguardi, i silenzi e la spontanea renitenza a lodi e accuse la verosimile personalità di un ottimo professionista che si scopre via via sempre più spaesato e scettico persino in contropiede alla stessa costruzione drammaturgica che sembra mirare nella direzione opposta. È esattamente in questo dettaglio nient’affatto secondario che risiede la grandezza di Eastwood: non sarebbe giusto svilire un’impresa oggettivamente clamorosa, mala diffidenza del cittadino/spettatore viene indirizzata sul destino riservato a coloro che cercano solo di fare il proprio dovere tenendo la schiena dritta e si ritrovano avvolti in un’epica trionfale puramente consumistica.” (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’)

“Evitando nella forma e nella sostanza i luoghi comuni del cinema catastrofico (ammirevoli i tempi delle sequenze anche nelle scene più spettacolari, derivate da logica, materiale documentario e anticonformismo registico) Eastwood affida la caratura di un eroe normale a Tom Hanks, eccellenza di equilibrio mimetico e ricerca psicologica. Il portfolio etico di Sully coincide con quello di Eastwood: solitudine del comando, lucidità dell’azione, onore del dubbio, valore individuale della conoscenza. Come sempre, nel cinema di Clint, è uno scontro di poteri: la coscienza e il sistema. Non fosse per l’età, l’avrebbe interpretato.” (Silvio Danese, ‘Nazione-Carlino-Giorno’)

“Un film classicamente perfetto, che monta, smonta e rimonta – accorciando solo la distanza temporale tra l’ammaraggio e le audizioni – una vicenda nota per guadagnare pathos e suspense: la sceneggiatura di Todd Komarnicki ha drammaturgia da vendere, i dialoghi sono fulminanti anche nell’epilogo da ‘court drama’, l’ironia si spreca (il cocktail inventato da un barman in onore di Sully: due dita di Grey Goose e uno spruzzo d’acqua!). E che dire degli attori? Oltre a Hanks, che merita la nomination all’Oscar, e Eckhart, anche Laura Linney, Sam Huntington, Anan Gunn, Autumn Reser incantano. E incanta il vero Chesley Sullenberger, piccolo grande uomo che fece il miracolo della responsabilità: civile, quotidiana, umana.” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’)

“Piacerà ai fan di Eastwood che a 86 anni riesce ancora a fare grossi film. E film d’autore. Sully è un altro eroe come piace da sempre al Clint. Come Harry ‘Callaghan’, come l”American Sniper’, un eroe che salva un pezzo d’America, ma dall’America non viene mai riconosciuto né tantomeno amato. Vince, ma vince in solitario. Qui Clint è riuscito a raccontare tre film in uno inscenandoli alla grande tutt’e tre. Dal dramma individuale (…) al dibattito giudiziario (…). Al ‘disaster movie’ (guardate come l’ottantaseienne è ancora capace di sfruttare le ultime meraviglie della tecnica degli FX).” (Giorgio Carbone, ‘Libero’)

“Clint, con una lezione di cinema, ripercorre, facendo emozionare, quei momenti e il concitato dopo, regalando meritati primi piani ad uno strepitoso Hanks, tornato ai fasti di un tempo.” (Maurizio Acerbi, ‘Il Giornale’)

“Si trema pensando a cosa avrebbe potuto diventare una storia simile in mani meno ferme: grande spettacolo, manipolazioni plateali dello spettatore, scene ricattatorie di panico e distruzione, retorica patriottarda e familista (…). Niente di simile per fortuna. A 86 anni il regista di molti dei più bei titoli americani dell’ultimo ventennio (…), pilota il suo film con la stessa calma sicurezza del suo protagonista, un accigliato, misuratissimo e memorabile Tom Hanks. Concedendo il giusto allo spettacolo, ma sempre restando ‘all’altezza dei personaggi’, anche se quell’aereo in planata libera sopra New York potrebbe scatenare un nuovo 11 settembre, come dimostrano gli incubi di cui soffre Sully anche a occhi aperti. L’essenziale infatti è non perdere di vista i protagonisti grandi e piccoli di questa vicenda, ovvero quel ‘fattore umano’ che il pilota invoca in commissione d’inchiesta per dimostrare come il suo intuito sia stato più efficace di tutte quelle simulazioni al computer proiettate in aula. E peccato che Eastwood, unico peccato veniale del film, non fidandosi abbastanza della nostra immaginazione, non mostri nemmeno un istante la commissione d’inchiesta ascoltare sgomenta la registrazione solo sonora di quei 250 fatidici secondi di emergenza, visualizzando invece subito tutto con la potenza appunto di un film.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’)

“(…) Clint Eastwood, che avrà pure 86 anni e il difetto di esternare posizioni politiche reazionarie, si dimostra una volta di più cineasta epico di classica limpidezza di stile. La vicenda del pilota di linea Chesley Sullenberger (…) è narrata con essenzialità, senza mai forzare i toni; e sottolineando invece la nota morale e umana. Nella personificazione di Tom Hanks – come sempre magico per credibilità, intensità, capacità di sfumature – Sully non è solo un abile pilota: è un essere profondamente responsabile.” (Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’)

“Eastwood affida il ruolo del protagonista a Tom Hanks, con capelli e baffi bianchi, perché se c’è un attore al quale uno affiderebbe la propria vita, questo è proprio lui, che aveva già salvato il suo equipaggio attaccato dai pirati somali in ‘Captain Phillips’ e in pericolo nello spazio in ‘Apollo 13’. (…) Come di consueto, Eastwood adotta uno stile di regia asciutto ed essenziale, contando sulla solida sceneggiatura di Todd Komannicki (basata sull’autobiografia dello stesso Sully) e sulla forza dell’interpretazione di Hanks, Eckhart e Laura Linney (…). Senza dubbio il regista ha firmato progetti più innovativi e dirompenti, ma ‘Sully’ (…) è uno di quei film capaci di portare la gente al cinema e di regalare fiducia in una umanità pronta a dare il meglio di se stessa semplicemente facendo il proprio lavoro con dedizione e competenza. Perché forse è proprio di questi eroi che il mondo ha bisogno oggi.” (Alessandra De Luca, ‘Avvenire’)