Cine4 – Misericordia – dal 13/3 al 15/3

Misericordia

mercoledì 13 marzo ore 21:00

giovedì 14 marzo ore 15:30 e 21:00

venerdì 15 marzo ore 21:00

acquista il biglietto


Regia di Emma Dante

Con Simone Zambelli, Simona Malato, Tiziana Cuticchio, Milena Catalano, Fabrizio Ferracane

Genere Drammatico, Italia 2023, durata 95’

Classificazione età: +6

Classificazione contenuti: violenza, linguaggio, sesso, uso di acol/droghe

Sinossi:

Sicilia, un piccolo borgo marinaro di casupole in pietra grezza, in mezzo a rifiuti e rottami. Alle spalle una montagna maestosa.
Qui nasce e cresce Arturo, figlio della miseria e della violenza, qui muore la sua mamma mettendolo al mondo. Betta, Nuccia e la giovane Anna,
prostitute come lo era sua madre, se ne prendono cura come se fosse un figlio, nella misericordia di un amore disperato fatto di carezze e insofferenza, crudeltà e tenerezza.
Ormai Arturo ha 18 anni, in alcuni momenti sembra un bambino, in altri vecchissimo.
È nato difettoso, si muove in modo strambo, partecipa al mondo con un animo diverso.
Guarda alle persone intorno a sé come alla montagna che scala: senza paura.
È un invisibile fra gli invisibili e deve combattere, come tutti a Contrada Tuono, per la sopravvivenza, ma il suo sguardo puro e diverso porta con sé la speranza.

Trailer:

NOTA DELL’AUTRICE
Misericordia racconta una realtà squallida, intrisa di povertà, analfabetismo e provincialismo, esplora l’inferno di un degrado terribile, sempre di più ignorato dalla società. Racconta la fragilità delle donne, la violenza che continua a perpetuarsi contro di loro, la loro disperata e sconfinata solitudine. Tre donne vivono in una baracca dentro un borgo marinaro formato da una serie di casupole di pietra grezza affiancate l’una all’altra; alle spalle delle casupole, in mezzo a rifiuti e rottami, risalta una montagna maestosa.
Emma Dante

Recensione di Mario Tudisco – spietati.it

Il cinema di Emma Dante è fatto di luce che irradia, illumina, scolpisce i corpi sulla scena. Corpi scomposti, guasti, imperfetti. Un cinema di miserie e macerie. Di memorie e fughe dalla realtà. Un cinema “sgradevole”, che mette a disagio, violento e viscerale. La malattia, il degrado, l’impulso sessuale sono elementi naturali che costruiscono mondi fisici e simbolici e scandiscono le tappe di un racconto che mette in correlazione la ritualità liturgica dell’amore profano e la tetra pulsione di morte. In Misericordia (tratto dall’omonimo spettacolo teatrale), osserviamo un gruppo di prostitute muoversi dentro un piccolo borgo marinaro. Il tempo è sospeso, liquido, amniotico. Le coordinate spaziali volutamente astratte e mitiche. Il paesaggio è brullo e roccioso. Il film si apre su una violenza indicibile e feroce: una donna viene picchiata selvaggiamente da un uomo che, scopriremo essere il suo protettore, la punisce per aver tentato la fuga. È una danza macabra che cede subito il passo alla vita. Poco distante, all’interno di una grotta (simbolo del grembo originario), disteso, appare un neonato nudo. Ansima, piange, afferma la sua presenza. Accorre una pecora, lo annusa, lo osserva, lo veglia. È un momento sacro. La trasfigurazione di una natività laica e carnale.

Arturo cresce così. In una terra arcaica e inospitale. In mezzo al marciume e alle baracche. Diventa un essere mitologico. Metà uomo metà bambino. Non parla. La sua lallazione è primordiale. Comunica con i gesti, lo sguardo. Il suo corpo, innominabile come quello delle madri adottive, è un fascio di nervi e muscoli che non governa. Soffre di crisi epilettiche, di insonnia, corre nudo, libero come un eroe ellenico. Di lui si prendono cura Betta (fiera e pallida come la Lupa verghiana), Nuccia (così materna con il suo corpo voluminoso e la passione per l’uncinetto), Anna (l’ultima arrivata, giovanissima e malinconica). Tre caratteri differenti, accomunati dalla stessa quieta disperazione. Sono Erinni confinate dentro un non luogo che le ha consumate, non in cerca di vendetta o riscatto. Sono sirene che all’alba, svuotate e non viste, nuotano fluttuanti tra le correnti del mare.
Lo strazio, lo squallore, la crudeltà. Nulla viene celato e ammorbidito. Bisogna guardare, conoscere. Misericordia è un film di donne umiliate e respinte, di madri non viste e non biologiche. Di rapporti consunti, slabbrati, umanissimi. È un cinema politico e disubbidiente che non cerca l’approvazione e non scende a compromessi. La maieutica di Emma Dante è limpida, abbacinante e minacciosa insieme. Priva di qualunque moralismo. Alla sua terza regia dimostra di essere un’autrice di cinema pienamente matura. Con un’estetica riconoscibile, capace di plasmare e trasfigurare la materia filmica verista all’interno di una dimensione onirica, pulsante, fantasmagorica. Non c’è compiacimento in questo “teatro della crudeltà”, dove il potere maschile soffoca ma sa anche accudire: c’è dolcezza, disperazione, fosca vitalità.