Cine4 – La terra promessa – dal 12/6 al 14/6

La terra promessa – Bastarden

mercoledì 12 giugno ore 21:00

giovedì 13 giugno ore 15:30 e 21:00

venerdì 14 giugno ore 21:00

acquista il biglietto


Regia di Nikolaj Arcel

Con Mads Mikkelsen, Amanda Collin, Simon Bennebjerg, Kristine Kujath Thorp

Genere Biografico, DAN 2023, durata 120’

Classificazione età: +6
Classificazione contenuti:
violenza, armi

Sinossi:

Nel 1755, il capitano Ludvig Kahlen, caduto in disgrazia, si propone di conquistare
l’aspra e inabitabile brughiera danese con un obiettivo apparentemente impossibile:
fondare una colonia in nome del re. In cambio, riceverà per sé il titolo nobiliare che
ha sempre disperatamente desiderato. Ma l’unico sovrano della zona, lo spietato
Frederik de Schinkel, crede arrogantemente che quella terra gli appartenga. Quando
de Schinkel viene a sapere che la cameriera Ann Barbara e suo marito sono fuggiti
per rifugiarsi presso Kahlen, il sovrano giura vendetta, facendo tutto ciò che è in suo
potere per scacciare il capitano. Kahlen non si lascia intimidire e intraprende una
battaglia impari, rischiando non solo la sua vita, ma anche la famiglia che si è formata
intorno a lui.

Trailer:

NOTA DEL REGISTA
Alcuni anni fa, la nascita di mio figlio mi ha trasformato radicalmente. Da allora,
ho iniziato a vedere i miei film passati e il modo in cui li avevo realizzati sotto una
nuova luce. Pur rimanendo fiero del mio lavoro (o almeno della maggior parte), mi
sono accorto che rifletteva il punto di vista di un uomo che aveva come unico scopo
raccontare storie e realizzare arte… ma niente di più. Il film “La terra promessa” ha
avuto origine da questa presa di coscienza esistenziale ed è, fino ad oggi, il mio film
più personale. Con l’aiuto del geniale romanzo di Ida Jessen, il mio sceneggiatore
Anders Thomas Jensen e io volevamo raccontare una grande storia epica su come
le nostre ambizioni e i nostri desideri tendano inevitabilmente a fallire se sono
l’unica cosa che abbiamo. La vita è caos; è dolorosa e terribile, ma allo stesso tempo
magnifica e straordinaria e noi ci ritroviamo spesso impotenti quando cerchiamo di
controllarla. Come dice il proverbio: “L’uomo propone e Dio dispone.”

 

Recensione di Daniele d’Orsi – sentieriselvaggi.it

Cosa si è disposti a subire, pur di dare seguito alle ambizioni più recondite del nostro animo? Fin dove uno è propenso ad inoltrarsi, quando la posta in gioco in riferimento ad un obiettivo cullato (anche troppo) a lungo comporta il sacrificio di tutto ciò che per cui vale la pena (soprav)vivere – se non addirittura esistere? Queste domande, riflesse nello sguardo fosco e impermeabile dell’ambizioso protagonista, si elevano in La terra promessa a nessi tematici di tutto il racconto, a suture simboliche che cercano di legare i tormenti del mondo “interiore” (quello relativo alla sfera dei sentimenti dell’uomo) con le soglie di una realtà altrettanto burrascosa, quasi antropomorfizzata per come ci restituisce, attraverso la perturbante glacialità dei suoi spazi bucolici, i pensieri e le inquietudini di uomini che viaggiano costantemente a cavallo tra l’ossessione e la (dis)umanità.

Procediamo con ordine. Ci troviamo nella Danimarca di metà Settecento: Ludvig Kahlen (Mads Mikkelsen) è un capitano dell’esercito che desidera rendere rigogliose, in nome del Re, le lande desolate dello Jutland. È da tempo infatti che il sovrano danese aspira a costruire una colonia di profughi nella contea, in modo da civilizzare un luogo rimasto fin troppo a lungo vergine della presenza umana. Ma il percorso verso la “riqualificazione” simbolica del territorio – e perciò, verso il conseguimento da parte del soldato del suo sogno/obiettivo – è ostacolato dalle mire espansionistiche del latifondista De Schinkel (Simon Bennebjerg), un nobile che rivendica come propri i terreni su cui Ludvig sta cercando di coltivare delle patate, e che rivolge ogni sua azione alla neutralizzazione degli sforzi del suo rivale/nemesi. Al punto che in La terra promessa tutto si gioca su un confronto a distanza tra uomini soffocati da ambizioni totalizzanti e per questo motivo incompatibili. Proprio perché, sembrerebbe suggerire Arcel, la bramosia personale può esistere solo se arriva a cancellare il desiderio di affermazione dell’altro.

Il discorso che il regista danese propone sulla tossicità dell’ambizione umana nell’istante in cui si tramuta in ossessione, acquisisce spessore soprattutto per come rende personale un conflitto fondato sull’odio reciproco. Affondare la nemesi significa qui far prevalere il proprio obiettivo, e quindi confrontarsi con la natura stessa delle proprie azioni. Ma nel film Arcel si spinge anche oltre: perché in La terra promessa Ludvig può arrivare a consacrare il proprio sogno solo attraverso il suo paradossale sacrificio. E se buona parte del racconto fa sprofondare, chi si abbandona ai richiami dell’ossessione, in un buco nero in cui è obliterato ogni afflato di umanità, le innumerevoli incongruenze dell’epilogo rischiano di rinnegare tutto il percorso del protagonista, e di conseguenza il cuore tematico del film. Anche perché, a uomini come il capitano o l’insofferente latifondista, non resta che marcire nella solitudine che hanno costruito intorno alle loro rispettive – e contrarie – visioni del mondo. E non c’è in questo senso immagine più simbolica di quella di Ludvig costretto a masticare amaro i frutti del suo duro lavoro. Sommerso da un clima di deflagrante afflizione. Nonostante l’agognata “vittoria”.