Cine 4 – Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Cine 4 – Tre manifesti a Ebbing, Missouri

(Three Billboards Outside Ebbing, Missouri)

Giovedì 4 ottobre ore 15.30 e 21 (€ 5,00 – under 25 € 3,50)

  • OSCAR 2018 PER: MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (FRANCES MCDORMAND) E ATTORE NON PROTAGONISTA (SAM ROCKWELL). Era Candidato anche per: MIGLIOR FILM, ATTORE NON PROTAGONISTA (WOODY HARRELSON), SCENEGGIATURA ORIGINALE, COLONNA SONORA E MONTAGGIO.
  • GOLDEN GLOBES 2018 PER: MIGLIOR FILM DRAMMATICO, ATTRICE PROTAGONISTA (FRANCES MCDORMAND), ATTORE NON PROTAGONISTA (SAM ROCKWELL) E SCENEGGIATURA. Era Candidato anche per la MIGLIOR COLONNA SONORA.
  • PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA ALLA 74. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2017).
Genere: Drammatico
Regia: Martin McDonagh
Interpreti: Frances McDormand (Mildred Haynes), Woody Harrelson (Bill Willoughby), Sam Rockwell (agente Dixon), Abbie Cornish (Anne Willoughby), Lucas Hedges (Robbie), Zeljko Ivanek (Cedric), Caleb Landry Jones (Red Welby), Clarke Peters . (Abercrombie), Samara Weaving (Penelope), Peter Dinklage (James), John Hawkes (Charlie), Amanda Warren (Denise), Kerry Condon (Pamela), Malaya Rivera Drew (Gabriella Forrester), Sandy Martin (mamma di Dixon), Michael Aaron Milligan (Pal), Lawrence Turner (Tony), Jerry Winsett (Geoffrey)
Nazionalità: Gran Bretagna
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Anno di uscita: 2018
Data uscita Italia 11 gennaio 2018
Origine: Gran Bretagna
Sceneggiatura: Martin McDonagh
Fotografia: Ben Davis
Musiche: Carter Burwell
Montaggio: Jon Gregory
Scenografia: Inbal Weinberg
Effetti: Union Visual Effects
Durata: 121′
Produzione: Graham Broadbent, Peter Czernin, Martin McDonagh per Blueprint Pictures, Film4, FOX Searchlight
Tematiche: Alcolismo, Famiglia, Famiglia – genitori figli, Giustizia, Lavoro, Male, Politica-Società, Solidarietà-Amore
Valutazione: Complesso, Problematico, dibattiti **

Soggetto:

Ebbing, Missouri. Trascorsi sette mesi di inutili ricerche da quando sua figlia è stata violentata e uccisa da sconosciuti, Mildred Hayes, esasperata e decisa a scuotere l’omertà dei cittadini, decide di affiggere tre grandi cartelloni per provocare le autorità locali…

Valutazione Pastorale:

Simili a cerchi concentrici, l’effetto dei tre manifesti che mettono alla berlina lo sceriffo di Ebbing a poco a poco si allarga fino a diventare incontrollabile. L’ostinazione di Mildred genera un vero e proprio terremoto di reazioni nella cittadina. E sono boati che fanno molto rumore, tanto male e fin troppe vittime. A un certo punto la violenza che insanguina le strade è così insistita da indurre la donna a cercare di capire dove la potrà condurre. E la scia di vendette forse si acqueta. Dopo “InBruges”, 2008 e “7 psicopatici”, 2012, il regista McDonagh, inglese di nascita, fa centro con un nuovo meccanismo all’insegna di una implacabile esattezza narrativa. Giustamente premiato a Venezia ’74 con il Leone per la migliore sceneggiatura, il film vive una messa in scena incalzante e piena di colpi di scena, cruda certamente e senza sconti, fatta di sussulti, crisi, ripensamenti. Nell’ottica di uno spiazzamento aspro e duro, cinico e forte ma non rassegnato al peggio. Clima da thriller con scene da psicodramma alla Tennessee Wiliams. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione:

il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, ben tenendo conto di certi passaggi improntati ad una violenza forte e incisiva. I risvolti tragici della vicenda focalizzano una situazione di non facile gestione e ne mettono in evidenza il precario livello di equilibrio sociale.

Scarica qui la nostra scheda del film

Critica:

Tolto il velo di sofferta ironia, Tre manifesti ha una caratura e un valore civile più da Pulitzer che da Oscar. E’ un elogio della denuncia, un grido di vendetta contro i misteri irrisolti che annebbiano la vita sociale, una perorazione per la giustizia e la legalità tralasciate, negate, dimenticate. Impaginato come una commedia nera, alla Fargo per intenderci: un ritratto dell’America profonda che è in confidenza con le armi, nasconde i delitti e seppellisce le verità. Un apologo arrabbiato, scostante talvolta, e un esempio di ingegneria del messaggio. Non c’è correttezza politica, neanche la cerca McDonagh. Ma i caratteri del film valgono un testo di Shakespeare. (Paolo Baldini – corriere.it )

… senza nulla togliere al personaggio della protagonista affidato a Frances McDormand accecata dalla sua guerra privata in cerca della verità sepolta, l’interesse maggiore risiede nell’esplorazione dei personaggi inizialmente presentati come negativi, e nel loro riscatto. Lo sceriffo di Woody Harrelson e forse ancora di più il suo secondo interpretato da Sam Rockwell. Quello che Mildred apostrofa senza mezzi termini così: «Come va il business di torturare i negri?». Un buono a nulla, prevaricatore in nome dell’uniforme che indossa, mammone e cronicamente immaturo che sembra uscito dalla fantasia di Tennessee Williams e da qualche torbido melodramma di ambientazione sudista, ma scrittura e regia (terza di Martin McDonagh che esordì con In Bruges) lo dirigono invece, non senza qualche compiacimento attoriale degno delle sovraccariche performance giovanili dei campioni dell’Actor’s Studio, lungo sentieri di sobrietà e asciuttezza ammirevoli. (Paolo D’Agostini – ‘La Repubblica’)

Grande film, giustamente premiato con quattro Golden Globe, da sempre trampolino per l’Oscar. (Massimo Bertarelli – ‘Il Giornale’)

“Tre manifesti a Ebbing, Missouri” è un film su cui non si discute, è bello senza riserve. E non offre maniglie a cui appigliarsi, tipo: non sopporto quell’attore, non voglio più vedere quell’attrice, non sopporto i film dove cantano, non sopporto i film d’animazione. (Mariarosa Mancuso – ‘Il Foglio’)

Sembra un film di vendetta e invece propone il superamento della rabbia. Three Billboards Outside Ebbing, Missouri pare un pulp iperviolento ma in realtà è una commedia umana. Ha la struttura del giallo ma il colpevole potrebbe pure non trovarsi mai. Al terzo tentativo le pellicole ipertrofiche dell’inglese Martin McDonagh si fanno cinema come mai era successo prima né con In Bruges né tantomeno con il più deludente 7 psicopatici. (Francesco Alò – ‘Il Messaggero’)

È comicamente tragico. Se si preferisce, è tragicamente comico. In ogni caso, nel mondo piccolo raccontato da Martin McDonagh domina una violenza esacerbata e innocente, tanto cieca quanto sicura del proprio diritto. (Roberto Escobar – Il Sole 24 Ore’)

Ci sono tre sorprese a Ebbing, Missouri, cittadina nel Midwest profondo d’America. Prese da sole non sarebbero granché, ma insieme, si sa, fanno una prova. Sono legate al film Tre manifesti a Ebbing. Missouri, che senza far gridare ooh! ha conquistato tutti, spiazzando con la sua irruenza, modificando in corsa un possibile furibondo thriller vendicativo in una commedia neo-western nera. (Claudio Trionfera – ‘Panorama’)

Ci sono donne che non si arrendono, che lottano e combattono fino all’ultimo per ottenere quello che vogliono. Soprattutto per un ideale. Una di queste sembra essere Mildred Hayes (la straordinaria Frances McDormand) che vive a Ebbing, una cittadina anonima del Missouri. Ha perso la figlia adolescente Angela, violentata e uccisa, e la polizia non ha ancora trovato il colpevole a distanza di tempo. Il caso sembra essere considerato ormai chiuso e irrisolto, ma non per la donna, caparbia e arrabbiata, che vuole assolutamente giustizia. Così le viene la brillante idea di acquistare lo spazio pubblicitario dei cartelloni messi all’inizio del paese per smuovere non solo la coscienza dello sceriffo Bill Willoughby (Woody Harrelson) e dei suoi adepti, ma anche quella civile di una cittadina chiusa in se stessa, piena di pregiudizi e ancorata alle proprie statiche e «bigotte» preoccupazioni. Tutti sanno ma nessuno, nemmeno l’ex marito e padre della ragazza, riesce a cogliere il dolore e la collera di Mildred. Se non lei stessa che, decisa, è disposta al tutto per tutto pur di centrare il suo obiettivo. Per questo colpisce, con le azioni e con le parole. Indomita, non ha paura di niente e di nessuno. Anche quel briciolo di pietà che le rimane (e lo si percepisce chiaramente) non può prendere il sopravvento sul suo intento principale, perché una «vera» mamma non lo può fare. Soprattutto lei, la madre di Angela Hayes. Martin McDonagh, al suo terzo film, fa centro, tanto che, «Tre manifesti a Ebbing, Missouri», dopo aver vinto il premio come miglior sceneggiatura all’ultimo festival di Venezia, esce nelle sale fresco di altri quattro meritatissimi Golden Globes 2018. Una vera black comedy, irriverente nonché sarcastica al punto giusto, capace di stigmatizzare tanto i pregiudizi quanto certi ridicoli comportamenti. Sarà difficile, d’ora in poi, dimenticare un’eroina come Mildred, interpretata così magnificamente dalla McDormand. Da vedere per chi non vuole (o non deve) mollare mai nella vita. (Gianluca Bernardini, sdcmilano.it)