Cine 4 – SUITE FRANCESE

Cine 4 – SUITE FRANCESE

giovedì 7 aprile ore 15.30 e ore 21 – € 5,00 (€ 3,50 under 25)

Genere: Drammatico
Regia: Saul Dibb
Interpreti: Michelle Williams (Lucile Angellier), Kristin Scott Thomas (madame Angellier), Sam Riley (Benoit), Matthias Schoenaerts (Bruno von Falk), Tom Schilling (Kurt Bonnet), Lambert Wilson (visconte di Montmort), Margot Robbie (Celine), Harriet Walter (viscontessa di Montmort), Eileen Atkins (Denise Epstein), Clare Holman (Marthe), Deborah Findlay (madame Joseph), Alexandra Maria Lara.
Nazionalità: Gran Bretagna/Francia/Canada
Distribuzione: Videa
Anno di uscita: 2015
Origine: Gran Bretagna/Francia/Canada (2014)
Soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Irène Némirovsky
Sceneggiatura: Matt Charman, Saul Dibb
Fotografia: Eduard Grau (Scope/a colori)
Musiche: Rael Jones
Montaggio: Chris Dickens
Durata: 107′
Produzione: Roman Bremond, Andrea Cornwell, Michael Kuhn, Xavier Marchand.
Giudizio: Consigliabile/poetico
Tematiche: Guerra; Letteratura; Storia;

Soggetto:

Anno 1940, all’inizio dell’occupazione tedesca in Francia. In un villaggio Lucille Angellier, in ansiosa attesa di notizie del marito prigioniero di guerra, vive una difficile quotidianità in casa con la suocera, donna severa e scostante. Quando molti parigini, in fuga dalla città, si riversano nel piccolo centro, portano come conseguenza l’arrivo dei soldati tedeschi che si sistemano nei vari appartamenti del luogo. Solo dopo qualche tempo Lucille si accorge della presenza di Bruno, un ufficiale tedesco dai modi insolitamente gentili e raffinati. Lui è conquistato dalla sua bellezza, lei deve superare una forte diffidenza iniziale prima di accettare la sua corte e lasciarsi andare ad una storia d’amore. La loro relazione si muove dentro il tragico procedere del conflitto e Lucille deve fare i conti con le accuse di tradimento e di inopportuni rapporti con il nemico…

Valutazione Pastorale:

Irene Némirovski ha scritto l’omonimo romanzo quando si trovava prigioniera ad Auschwitz, lasciandolo incompiuto per la morte arrivata nel 1942. Rimasto per lunghi anni inedito, il manoscritto è stato pubblicato solo nel 2004 con l’approvazione della figlia. La conclusione, inventata, é frutto del lavoro di Dibb, calibrato sul precedente tono narrativo della scrittrice. Il tema centrale, che emerge con sempre maggiore evidenza, é quello di un amore che nasce sulle barricate di una guerra crudele e supera l’impossibile scontro amici/nemici. Si tratta di un elemento portante che la regia da un lato sviluppa nell’ottica di una vicenda metastorica (ossia non legata alla Seconda guerra mondiale ma simbolicamente valida in ogni situazione) dall’altro colloca però dentro vari elementi che toccano il rischio del melò e di una certa improbabilità. Sono pericoli di una dialettica talvlta un po’ approssimativa che però passano in secondo piano grazie alla regia attenta e pulita di Dibb e alla interpretazione sofferta e sensibile di Michelle Williams nel ruolo di Lucille. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell’insieme di taglio poetico.

(Commissione Nazionale Valutazione Film)  

Scarica qui la nostra scheda del film.

Critica:

“(…) Kristin Scott Thomas, magnifica interprete (…). La gamma dei sentimenti e delle debolezze sono descritti con brillante, empatica misura da Dibb, riservandosi di dare al film una conclusione necessaria, che il romanzo non ha. Senza cedere alle secche del romanticismo.” (Luca Pellegrini, ‘Avvenire’, 26 febbraio 2015)

“Dal romanzo atroce ma anche melodrammaticamente piacione di Irène Némirovsky (…) un film elegante di Saul Dibb, appassionato di sfide tra ragione e sentimenti. ‘Senso’ di Luchino Visconti ha fatto scuola. Inquadrando del libro solo la love story, molto meno il contesto, peccando di infedeltà, l’autore si fa scudo con la bravissima Kristin Scott Thomas che fa soffrire Michelle Williams, tutto in una confezione regalo, con fiocchi, abbracci spezzati, silenzio del cuore e del Mare (citando, non a caso, Vercors). Una volta si diceva; cinema per signore. Possiamo ancora?” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 12 marzo 2015)

“Abituati alle peggiori nefandezze in materia di cinema e nazismo, accoppiata sempre pericolosa, temevano il peggio. Invece malgrado la confezione lusso questo adattamento girato in inglese è duro, secco, composto, quasi privo di compiacimenti. Una sorpresa.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 12 marzo 2015)

“La tessitura letteraria, e non indegnamente la sua trascrizione filmica, riscatta le prevedibilità dello stereotipo, sviscerando le infinite sfumature anche scomode (…) di cui fu impastata la tragica realtà.” (Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’, 12 marzo 2015)

“Occasione ghiotta per il cinema d’autore di smaccato stile europeo, il romanzo incompiuto di Irène Némirovsky (…) avrebbe avuto, in effetti, tutte le caratteristiche per favorire un classico innesto di passione amorosa nello scenario del secondo conflitto mondiale. Ricostruendo, però, per l’ennesima volta l’infinito elenco delle trasposizioni letterarie dalla pagina allo schermo, difficilmente conquisterà un posto d’onore il film di coproduzione vecchio stile che ne ha tratto un regista opaco come Dibb (…): una figura di donna così canonicamente scissa tra ragione e sentimento avrebbe avuto bisogno, infatti, di una scrittura incisiva, un’ambientazione innovativa e un cast altamente competitivo. Succede, invece, che il respiro corale romanzesco originario si disperda in una patinatura paesaggistica di routine, dialoghi verbosi e ripetitivi e una bella ma infelice protagonista (Williams) più smorfiosa che memore dell’indimenticabile Alida Valli di «Senso» (…). Se «Suite francese» non fa del tutto rivoltare nella tomba la sfortunata scrittrice, lo si deve esclusivamente alla sempre magnifica Scott Thomas, impegnata con piena e ricca varietà di sfumature verbali, espressioni e movimenti nel ruolo della suocera severa, avida e sfruttatrice (…).” (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’,12 marzo 2015)

“(…) la ‘Suite’ dispiega lo spartito umano, trova ragione e sentimento, segreti e bugie. Piuttosto che ‘Casablanca’, Dibb cita per modello ‘Roma città aperta’, ‘Le chagrin e la pitié’ di Marcel Ophüls (1969), ma il voltaggio cinematografico della ‘Suite’ è inferiore: rabberciata alla meno peggio la scelta della lingua inglese (parlata dai francesi della finzione), la ‘Suite’ non taglia la voce over di Lucille, sebbene la Williams abbia l’espressività buona per farne a meno. Scenografie, trucco e parrucco eccellenti, interpreti all’altezza (la Scott Thomas è una garanzia, Schoenaerts una promessa mantenuta), si corre pero un rischio: che il minimalismo drammaturgico, la tavolozza tenue dei sentimenti, il canovaccio trattenuto esautori la vita dal racconto, la Storia dalla ‘più grande storia d’amore mai raccontata’. Suonala ancora, Saul…” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 12 marzo 2015)

“Piacerà a chi ha imparato a amare Kristin Scott Thomas quando era solo donna affascinante e non può non desistere ora che la donna da attrice completa si mangia tutto il film nei panni di un’indomabile matriarca di provincia. A parte Kristin il resto del film è meno commestibile. Sulla traccia di un romanzo di Irène Némirovsky il regista tenta di impostare un discorso sui conflitti di classe. Ma ci si perde.” (Giorgio Carbone, ‘Libero’, 12 marzo 2015)

“Tormentato, romantico mélo, che racconta l’impossibile storia d’amore, non proprio inedita, tra due nemici per caso. (…) Stilisticamente impeccabile, infiammerà certo le spettatrici più sensibili.” (Massimo Bertarelli, ‘Il Giornale’, 12 marzo 2015)

“Filmone di passione contesa e idillio pacifista come una volta, fiaccamente tendente all’epica d’amore (…). La pagina è equilibrata, anche quando evita il feuilleton, il film invece punta sulla tensione mélo di scena. Inopportunamente infedele. Meglio il libro.” (Silvio Danese, ‘Nazione – Carlino – Giorno’, 13 marzo 2015).