Cine 4 – Lady Bird

Cine 4 – Lady Bird

Giovedì 8 novembre ore 15.30 – 21 (€ 5,00 – under 25 € 3,50)

  • GOLDEN GLOBES 2018 PER: MIGLIOR FILM MUSICAL/COMMEDIA E ATTRICE PROTAGONISTA (SAOIRSE RONAN). ERA CANDIDATO ANCHE PER MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (LAURIE METCALF) E SCENEGGIATURA.
  • CANDIDATO ALL’OSCAR 2018 PER: MIGLIOR FILM, REGIA, ATTRICE PROTAGONISTA (SAOIRSE RONAN) E NON PROTAGONISTA (LAURIE METCALF) E SCENEGGIATURA ORIGINALE.

Genere: Commedia
Regia: Greta Gerwig
Interpreti: Saoirse Ronan (Christine Lady Bird McPherson), Laurie Metcalf (Marion McPherson), Tracy Letts (Larry McPherson), Lucas Hedges (Danny O’Neill), Timothée Chalamet (Kyle Scheible), Beanie Feldstein (Suor Julie Steffans), Lois Smith (Suor Sarah Joan), Stephen Mckinlkey Henderson (Padre Leviatch), Odeya Rush (Jenna Walton), Jordan Rodrigues (Miguel McPherson), Marielle Scott (Shelley Yuhan), Casey Kelly (Laura Marano), Diana Greenway (Kathryn Newton)
Nazionalità: USA
Distribuzione: Universal Pictures International Italy
Anno di uscita: 2017
Data uscita Italia 1 marzo 2018
Origine: USA
Sceneggiatura: Greta Gerwig
Fotografia: Sam Levy
Musiche: Jon Brion
Montaggio: Nick Houy
Scenografia: Chris Jones
Durata: 93′
Produzione: Scott Rudin, Eli Bush, Evelyn O’Neill per Scott Rudin Productions, Management 360, IAC Films
Tematiche: Amicizia, Donna, Educazione, Famiglia, Giovani, Scuola
Valutazione: Complesso, Problematico, dibattiti

Soggetto:

Nel 2002 Christine McPherson, che si fa chiamare Lady Bird,l frequenta l’ultimo anno di un liceo cattolico alla periferia di Sacramento. Vive con un fratello maggiore, adottato, e con i genitori con cui non ha un bel rapporto…

Valutazione Pastorale:

Ostico, appuntito, non riconciliato, il copione taglia trasversalmente il ritratto di Christine, facendone a poco a poco il prototipo della ragazza americana di oggi, compressa tra la fine dell’adolescenza, l’affacciarsi alla maggiore età e una innata voglia di ribellione. A un certo punto, dopo la scoperta che il padre ha perso il lavoro ed è aggredito dalla depressione, in Christine emerge la voglia di evasione, di frequentare un’università fuori dalla California. È il momento in cui, i giovani americani mettono in campo molti sogni, l’intenzione di dare corpo a ipotesi e tentativi di costruirsi un futuro nuovo e differente. E’ evidente qui la rabbia verso un tipo di vita sempre uguale e standardizzata, il grido di rivolta contro l’impossibilità di cambiare situazioni all’apparenza ferme e immutabili. La scuola ci mette del suo: Suor Sarah Joan, un’insegnante, e padre Leviatch, il preside, rappresentano le figure di un’autorità, quella docente, che non opprime ma trasmette talvolta agli alunni, le proprie problematiche e le molte inibizioni. Christine, che da sempre si fa chiamare ‘Lady Bird’, perché è importante uscire dall’omologazione, riceve una lettera di ammissione ad una università di New York. Quando compie diciotto anni ed è quindi maggiorenne, assapora così la prospettiva di gestire una libertà fino a quel momento irraggiungibile. Arrivata nella grande mela, Lady Bird riprende il vero nome. Va alla messa domenicale e, all’uscita, telefona alla madre: “Ciao mamma sono Christine” le dice, chiusura forte e intensa, aperta a disegnare la linea di un orizzonte generazionale forse incerto ma orientato verso la riconciliazione. Ne risulta un esordio sofferto e convincente, nel quale la regista realizza un incisivo resoconto su un panorama generazionale oggi confuso e di non facile interpretazione. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione:

il film è da utilizzare in programmazione ordinaria con particolare attenzione per una riflessione orientata su tematiche della condizione giovanile, oggi. Certo il copione ratifica le profonde differenze tra i giovani ‘europei’ (in senso lato)e quelli americani. Le fasi del racconto confermano le profonde differenze tra due mondi ancora divisi da un oceano.

Scarica qui la nostra scheda del film.

Critica:

Ci sono luoghi che porti dentro di te e non riesci a staccartene più, come le persone che hanno accompagnato la tua infanzia, la formazione che hai ricevuto, il rapporto che hai costruito con i tuoi genitori e magari particolarmente con tua madre. Noi siamo questi e, certo, molto di più. Possiamo poi volare via verso altri luoghi che riteniamo fantastici, farci chiamare con un altro nome per affermare la nostra identità, disconoscere, in definitiva, le nostre origini. Ma noi «il mondo» in cui siamo cresciuti, che magari pure abbiamo disprezzato da giovani, ce lo portiamo dentro e in qualche modo ci restiamo «affezionati». Di tutto questo, e molto altro, parla Lady Bird, il teen moovie (vincitore di ben due Golden Globe) scritto e diretto da Greta Gerwig, ispirandosi alla propria storia personale. Christine McPherson (Saoirse Ronan), ovvero Lady Bird (come vuole farsi chiamare anche in casa), è una diciassettenne di Sacramento che vive l’ultimo anno di liceo, sognando di andare al college a New York per poter realizzare se stessa. Frequenta malvolentieri (fino a che punto poi?) una scuola cattolica che non ama, s’iscrive al gruppo di teatro quasi per caso (pur essendo portata per la recitazione) e sogna di abbandonare finalmente la propria famiglia (soprattutto la madre, interpretata egregiamente da Laurie Metcalf, con cui è perennemente in conflitto) che sembra ostacolarla in tutto per tutto. Un racconto di formazione ambientato nei primi anni del Duemila, non classico però, capace di sorprendere lo spettatore in ogni svolta narrativa. Un tema su tutti da considerare è quello della fede. Dietro «l’irriverenza» si nasconde, infatti, ben altro, come afferma la stessa regista: «Non sono una cattolica praticante, ma la storia del tradimento di Pietro mi ha sempre commosso… Dopo la resurrezione Gesù appare a Pietro e gli domanda per tre volte se lui lo ama. Pietro risponde per tre volte di sì. Gli viene data la possibilità di pentirsi attraverso l’amore. Queste storie sono sempre state d’ispirazione per la mia scrittura e le mie idee; trovare una verità più grande e universale dietro a quelle che vengono definite “piccole” vite. Lady Bird rinnega la sua origine, è vero, ma dichiara anche il suo amore. L’opportunità della grazia divina ci è garantita e noi abbiamo bisogno di amore per accettarla». Chapeau. (Gianluca Bernardini, sdcmilano.it)

Greta Gerwig è nata nel 1983 a Sacramento, capitale della California ma luogo assai poco glamour, e lì è cresciuta prima di diventare “la musa del cinema indipendente newyorchese”. È evidente lo spunto autobiografico del suo esordio alla regia: un’adolescente che, nella Sacramento del 2002, fa la ribelle in una scuola cattolica, ma in realtà vorrebbe essere riconosciuta e amata dalle compagne più ricche. Niente di nuovo rispetto a mille racconti di formazione, dunque, tra primi amori e imminente partenza per il college. E anche se la protagonista Saoirse Ronan, candidata all’Oscar, è di un’energia contagiosa, la cosa più interessante è la descrizione di una middle class impoverita che cerca di farcela con dignità. La madre infermiera, il padre che perde il lavoro, i fratelli, le amiche: un contesto che dà corpo al film (grazie ad attori impeccabili, tra cui la madre Laurie Metcalf, anche lei candidata), insieme a certi dettagli che hanno la precisione delle cose vissute davvero. (Emiliano Morreale – La Repubblica)

Quando Saoirse Ronan apre la portiera durante un litigio con sua madre, e nella scena dopo la vediamo con un braccio ingessato di rosa, scatta l’applauso. Lady Bird va a scuola dalle suore, senza distinguersi. (Mariarosa Mancuso – Il Foglio)

Minimalismo da social-comedy a tiratura indie, ma che chiarezza di scrittura! Sfiduciata dal mondo intorno, mamma conflittuale, papà affettuoso, ma disoccupato, coetanei di scarsi ideali, scuola e dintorni lambiti da mediocrità, e sfiduciata un po’ anche da se stessa, Christine si autoproclama Lady Bird, si iscrive a un corso di teatro e concorre segretamente al college a New York. (Silvio Danese – Quotidiano Nazionale)

2002: Odissea nello strazio di una teenager americana. Lei si chiama Christine McPherson (Saoirse Ronan) ma preferisce che tutti si rivolgano a lei come Lady Bird. È affascinata da costumi con la testa di uccello, inquietanti come quella serie di collage a tema ornitologico di Max Ernst del lontano 1934. È un anno particolare, quel 2002, per questa ragazza irrequieta di Sacramento, California. (Francesco Alò – Il Messaggero)

Nonostante la spiritosa dicitura iniziale, «Chiunque parli dell’edonismo californiano non ha mai trascorso un Natale a Sacramento», Lady Bird – delizioso romanzo di formazione scritto e diretto sul filo dell’autobiografia dalla trentaquattrenne Greta Gerwig – conferisce a quel tranquillo paesaggio cittadino un alone di nostalgica risonanza. E del resto la neoregista, nel ricevere il Golden Globe per la migliore commedia, non ha mancato di ringraziare commossa il luogo che le ha dato «radici e ali». (Alessandra Levantesi – La Stampa)

Le difficoltà dell’anno pre-college, sono spesso al centro di pellicole Usa, problema sentito in un paese dove i ragazzi finiscono per (di)staccarsi dalle proprie famiglie, per studiare altrove. Sta per succedere a Christine, alias Lady Bird, studentessa in un liceo cattolico, dal carattere ribelle, che vive male i conflitti con la madre e, in generale, con tutto ciò che la circonda. (Alice Sforza – Il Giornale)

«Chiunque parli di edonismo californiano non è mai stato a Sacramento». La frase è della grande scrittrice Joan Didion, nativa della capitale della California da dove scappò per studiare a Berkeley e poi nella redazione newyorkese di «Vogue», con il decollo della sua carriera letteraria. Il viaggio da West a East, l’affetto/odio per questo angolo ordinario del Golden State, un’opaca zona di mezzo tra il lure intellettuale rivoluzionario di San Francisco e quello materialistico glamour di Hollywood, e tra la vista mare e i picchi della Sierra Nevada, come descritto da Didion nel suo libro Where I Was From, anima anche l’esordio alla regia di Greta Gerwig, Lady Bird. (Giulia D’Agnolo Vallan – Il Manifesto)