Cine 4 – LA CORRISPONDENZA

Cine 4 – LA CORRISPONDENZA

giovedì 20 aprile 2017 ore 15.30 e 20.45 – € 5,00 (€ 3,50 under 25 e convenzionati)

  • DAVID GIOVANI 2016. ERA CANDIDATO AI DAVID DI DONATELO 2016 PER: MIGLIORE MUSICISTA, SCENOGRAFO, COSTUMISTA, TRUCCATORE (ENRICO IACOPONI) E ACCONCIATORE (ELENA GREGORINI).
  • GLOBO D’ORO 2016 PER LA MIGLIOR FOTOGRAFIA. ERA CANDIDATO ANCHE PER MIGLIOR FILM E MUSICA.
  • CANDIDATO AI NASTRI D’ARGENTO 2016 PER: MIGLIOR FOTOGRAFIA (FABIO ZAMARION È STATO CANDIDATO ANCHE PER “LA MACCHINAZIONE” DI DAVID GRIECO E “ASSOLO” DI LAURA MORANTE) E SCENOGRAFIA.
Genere: Drammatico
Regia: Giuseppe Tornatore
Interpreti: Jeremy Irons (Ed Phoerum), Olga Kurylenko (Amy Ryan), Simon Johns (Jason), James Warren (Rick), Shauna MacDonald (Victoria), Oscar Sanders (Nicholas), Paolo Calabresi (Ottavio, il pescatore).
Nazionalità: Italia
Distribuzione: 01 Distribution
Anno di uscita: 2016
Origine: Italia (2016)
Soggetto e sceneggiatura: Giuseppe Tornatore
Fotografia: Fabio Zamarion (Scope/a colori)
Musiche: Ennio Morricone
Montaggio: Massimo Quaglia
Durata: 116′
Produzione: Isabella Cocuzza e Arturo Paglia per Paco Cinematografica con RAI Cinema.
Giudizio: Complesso/problematico/dibattiti
Tematiche: Famiglia – genitori figli; Morte; Nuove tecnologie;

Soggetto:

Amy Ryan, studentessa universitaria, nel tempo libero fa la controfigura per la televisione e il cinema nelle scene ad altro tasso di rischio. La intensa storia d’amore che sta vivendo con Ed Phoerum, maturo professore di astrofisica, si interrompe all’improvviso, quando lui, partito per un congresso, non da più notizie di se. Per Amy comincia un periodo di confusione, turbamento e incertezza…

Valutazione Pastorale:

“E’ una storia sull’amore -dice Tornatore- che non conosce ostacoli, sulla forza di questo sentimento coì grande e misterioso”. Una storia d’amore – precisa- totalmente diversa da quella de “La migliore offerta”, però “credo che ci siano dei fili rossi che legano i due film”. Il mistero da dipanare continua ad esercitare una grande attrattiva su Tornatore: l’imprevisto, la ricerca di un perché, una logica da costruire. Il fatto è che, dal momento in cui, senza un motivo plausibile, lui e lei si separano, a tenerli uniti ci pensa il computer, ossia skipe, l’immagine a distanza, la cancellazione della differenza. Al punto che, nel contrasto tra Amy, addolorata e affranta, e Ed, più sicuro, ruvido, consolatorio, il mezzo meccanico si pone come inevitabile e imprescindibile necessità. Il problema sarebbe affidare ad ogni passaggio il giusto tono di credibilità. Ed è qui che, a differenza del titolo precedente, qualcosa non torna. I due protagonisti si spiano e si inseguono ma non si toccano, ombre loro gettate su un territorio dagli incerti confini. Insomma, il già Premio Oscar si conferma regista dallo stile solido e robusto, ma qui a mancare è la lucidità di tenere aperta la galleria del mistero, di giocare la carta della scommessa con la ragione e di rischiare di non vincerla in modo convincente. Forse un copione più stringato avrebbe giovato alla tenuta narrativa del racconto. Dal punto di vista narrativo, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione:

il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, in occasioni mirate anche per avviare riflessioni sul tema centrale del rapporto tra comunicazione, sentimento, realtà e fantasia.

Scarica qui la nostra scheda del film

Critica:

“Tornatore (…) riflette sui rapporti sempre più pervasivi fra la tecnologia e la nostra sfera più intima. Siamo dalle parti di ‘Lei/Her’, o di ‘Ex Machina’, per citare altri due film recenti centrati su ‘fantasmi’ (avatar) senza corpo, anche se lontanissimi nello stile da ‘La corrispondenza’. Tornatore infatti resta ben piantato dentro il realismo. Non ci porta in un vicino futuro, non ipotizza tecnologie ancora più perfezionate, ma esplora il modo con cui i mezzi di comunicazione attuali ci consentono (ci illudono) di prolungare le nostre esperienze, spesso sostituendosi alla vita stessa. Accentuando per giunta una dimensione di controllo forse più vicina al potere che all’amore. Il problema è che questo impianto ‘teorico’, per quanto affascinante, non si incarna in personaggi e sentimenti abbastanza complessi da sostenere il racconto. (…) tutto resta troppo astratto perché questo mystery sentimentale prenda davvero vita (né l’edizione italiana migliora dialoghi già improbabili). Così, tolte le scene più suggestive, in cui l’intuizione di partenza genera momenti di vera emozione (…), il resto scorre senza grandi sorprese addosso a un’attrice in crescita ma ancora troppo esile per reggere praticamente il peso di tutto un film.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’)

“È una sfida difficilissima quella di «La corrispondenza» a causa del meccanismo prolungato e insistito dello script, delle recitazioni diseguali tra il sinuoso e avvolgente Irons e la più rigida neo diva ucraina, del portato metaforico fortissimo e quindi esposto ai pericoli del dialogo impostato e della ridondanza metaforica. Non sfuggirà, peraltro, al pubblico come il film usi la tecnologia come stratagemma romantico e quindi, caso rarissimo nel panorama mondiale(fatto salvo un capolavoro come «Lei»), non si limiti a denigrare o demonizzare la modernità col tic automatico autoriale. Insomma la qualità della regia conserva sino all’acme del finale quello slancio e quella sensibilità che distinguono Tornatore dai comuni gestori di storie per lo schermo.” (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’)

“Giuseppe Tornatore è sempre una sorpresa. La sua appartenenza al cinema si esprime ogni volta all’insegna della scommessa audace e senza mezze misure (kamikaze pure lui ): vero comunque, che il risultato finale sia o non sia all’altezza dell’ambizione e delle aspettative. Il labirinto, il rompicapo di questo film conferma tutto. Peccato non ascoltare le vere voci dei due interpreti.” (Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’)

“Per quasi tutto il film, Irons recita sullo schermo di un computer, confermando la forza inossidabile dell’attrazione che, dai tempi di «Mission», ha saputo esercitare su platee femminili di ogni luogo e ogni età. Solo grazie a lui, in virtù di quel suo consapevole sex appeal, si può accettare l’arroganza di un amante assente che impone con tenacia la propria presenza. Solo con lui si può riuscire a immergersi nel mistero del film, arrivando perfino a convincersi che l’amore senza fine possa esistere. (…) se si è attratti dalla fiaba tecnologica di Tornatore, non si può fare a meno di ammettere che una parte del merito è nel fascino sempre verde del protagonista.” (Fulvia Caprara, ‘La Stampa’)

“(…) un melodramma con gocce di mistero – genere ultimamente frequentato dal regista siciliano, ricordando ‘La sconosciuta’ e ‘La migliore offerta’- e molti, eccessivi espedienti narrativi, che intorbidano il racconto di un amore proiettato oltre i confini della vita e del tempo. (…) E’ questo eccesso di materia sentimentale e questa ripetitività dei tentativi di Ed di tenere avvinghiata a lui Amy fino al limite massimo del possibile e del verosimile, che appesantiscono il film di Tornatore, prosciugando gli aspetti propri di un romanticismo che vorrebbe uguagliare e ammodernare altri mitici e tragici amori della letteratura.” (Luca Pellegrini, ‘Avvenire’)

“La sorpresa, anzi la sorpresissima, arriva prima di mezz’ora. Ma non si può rivelare. Quel che si può invece anticipare è che il film è uno sbadiglio continuo. (…) Mai sentite tante melensaggini, manco in ‘C’è posta per te’ della De Filippi. Insomma la «peggiore offerta» di Tornatore.” (Massimo Bertarelli, ‘Il Giornale’)

“(…) un’altra storia d’amore tormentata e piena di misteri, come in ‘La migliore offerta’… (…) Il film è bello, come era bello ‘La migliore offerta’: raccontando storie internazionali, girate in inglese e ambientate in giro per l’Europa, Tornatore sta facendo i suoi film forse più personali. Irons trasuda carisma e la Kurylenko è fin troppo bella per essere vera. ‘La corrispondenza’ è la vera love-story di questo inizio di millennio.” (Alberto Crespi, ‘L’Unità’)