Cine 4 – L’uomo dal cuore di ferro

Cine 4 – L’uomo dal cuore di ferro

(HHhH)

mercoledì 4 dicembre ore 21 – giovedì 5 dicembre ore 15.30 e 21

Genere: Dramma storico
Regia: Cedric Jimenez
Interpreti: Jason Clarke (Reinhard Heydrich), Rosamund Pike (Lina Heydrich), Stephen Graham (Heinrich Himmler), Mia Wasikowska (Anna Novak), Jack Reynor (Jozef Gabcik), Jack O’Connell (Jan Kubis), Céline Sallette (Marie Moravec), Gilles Lellouche (Vaclav Moravek), Thomas M. Wright (Valcik), Enzo Cilenti (Opalka), Oscar Kennedy (Milic Zelenka), Geoff Bell (Muller), Volker Bruch (Schellenberg), Noah Jupe (Ata Moravec), Barry Atsma (Frank), Adam Nagaitis (Karel Curda), Bart Edwards (Douglas Williams), Jim Sturgeon (Sig. Novak), Scott Alexander Young (Dott. Lycka), Krisztina Goztola (Christine Weigel)
Nazionalità: F/USA/GB/B
Distribuzione: Videa
Anno di uscita: 2016
Data uscita Italia 24 gennaio 2019
Origine: Francia
Soggetto: dal romanzo “HHhH. Il cervello di Himmler si chiama Heydrich” di Laurent Binet (ed. Einaudi)
Sceneggiatura: Audrey Diwan, David Farr, Cédric Jimenez
Fotografia: Laurent Tangy
Musiche: Guillaume Roussel
Montaggio: Chris Dickens
Scenografia: Jean-Philippe Moreaux
Costumi: Olivier Bériot
Effetti: Ronald Grauer, Gyula Krasnyánszky, Guy Monbillard, Guillaume Le Gouez, Benuts
Durata: 120′
Produzione: Légende Films, Cutting Edge Group, Nexus Factory, Red Crown Productions
Tematiche: Famiglia, Guerra, Shoah – Olocausto, Storia
Valutazione: Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti

Soggetto:

Reinhard Heydrich è un ufficiale militare che, lasciato l’esercito, viene coinvolto da Himmler nel Partito Nazista, diventando Generale e segnalandosi come uno dei principali artefici della “soluzione finale” contro gli ebrei. Affiancato dalle fedele moglie Lina, viene inviato in Boemia dove mette in atto i suoi folli disegni…

Valutazione Pastorale:

Laurent Binet (Parigi 1972) ha svolto il servizio militare in Slovacchia e ha vissuto diversi anni tra Praga e Parigi. Ha scritto “HHhH” acronimo di “Himmlers Hirn heist Heydrich – Il cervello di Himmler si chiama Heydrich”, con cui ha vinto il Premio Goncourt 2012 come opera prima. Da quel romanzo, di grande successo internazionale, ha preso le mosse il film di Cedric Jimenez, che ripercorre i momenti precedenti l’agguato a Heydrich. Siamo nel 1942, il Terzo Reich è nella fase di maggior espansione e l’uomo, diventato un ufficiale duro e spietato, ha la responsabilità della Boemia, che vuole governare a modo suo. Da parte della resistenza cecoslovacca parte però un piano per opporsi alla follia di Heydric, un’operazione chiamata “Anthropoid”. Trattando di una vicenda della quale si conosce la conclusione, la sceneggiatura ha lavorato su alcune modalità stilistiche per rendere il racconto più teso. Il momento culminante dell’attentato è così diviso in tre differenti passaggi, a un certo punto un flashback rimanda indietro di qualche mese per rendere più realistico l’attentato. E si può dire che il vero climax della tensione arriva con la ricerca e la cattura dei due giovani che si immolano per la libertà. Va detto che il taglio, basato su fonti di verità, trasmette bene il clima di terrore in cui vivevano le popolazioni e la figura di Heydrich giganteggia col fisico imponente e una modalità di cinismo e crudeltà assolute. Tra i film che hanno il compito di ricordare le tragedie vissute dall’Europa (anche come ammonimento), questo si ritaglia un posto di forte attenzione, per la opportuna sintesi di verità storica e finzione narrativa. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione:

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, con un’attenzione per un pubblico attento a conoscere a fondo gli snodi e i personaggi che hanno segnato i momenti tragici e terribili della recente storia europea.

Scarica qui la nostra scheda del film

Critica:

Basato su un episodio storico fondamentale, ma non molto noto, il film è nettamente diviso in due parti. Nella prima si racconta la resistibile ascesa di Heydrich, anima dannata interpretata con gelida aderenza da Jason Clarke, e di sua moglie Lina (Rusamund Pike). Nella seconda il punto di vista ruota, assumendo quello degli attentatori. Qui prevale l’azione, forse troppo: però la regia è efficace e (a parte un paio di scene inutilmente patetiche) l’identificazione dello spettatore nei due giovani eroi, assicurata. (Roberto Nepoti, La Repubblica)

Praga, 27 maggio 1942. Due impavidi giovanotti della residenza ceca addestrati a Londra sbucano dal loro nascondiglio per uccidere Reynard Heydrich, soprannominato “Il macellaio” per la costanza con cui ammazzava gli ebrei in Boemia e Moldavia. Tanta pratica lo spinse a fare le cose più in grande: fu lui a architettare la Soluzione Finale, consegnando il progettino a Heinrich Himmler. (Mariarosa Mancuso, Il Foglio)

Temi come l’olocausto o la Seconda Guerra Mondiale sono sicuramente tra i più affrontati dalla storia della cinematografia mondiale. Altrettanti sono stati i diversi focus scelti dagli autori, da quello sulle tragiche vittime del conflitto, alla celebrazione dei vincitori, fino alla condanna dei vinti. Eppure un approfondimento mirato su Reinhard Heydrich, uno dei massimi esponenti della dirigenza nazista, nonché principale artefice della “soluzione finale”, ancora mancava. Tratto dal romanzo HHhH (acronimo che sta per Himmler’s Hirn heißt Heydrich ovvero Il cervello di Himmler si chiama Heydrich) di Laurent Binet, arriva nelle sale italiane, due anni dopo la sua distribuzione ufficiale, l’adattamento firmato dal regista Cedric Jimenez e scritto a quattro mani da Audrey Diwan e David Farre. (Gianvito Di Muro, Sentieri Selvaggi)

La storia di Reinhard Heydrich, il boia di Praga, uno dei più potenti e feroci gerarchi nazisti, governatore del Protettorato di Boemia e Moravia dal settembre 1941 al maggio del 1942, quando un attentato partigiano a Praga lo ferì mortalmente. In parallelo, la carriera di un militare di carriera in marina congedato con disonore ed entrato poi nel partito nazista grazie alle manovre della moglie Lina (“devi assolutamente leggere il libro di Hitler” “quale?” “Mein Kampf! Heydrich, hai ancora molto da imparare!”), padre sollecito, sprezzante di fronte al pericolo e glaciale organizzatore del piano di sterminio degli ebrei, con le manovre di un gruppo di boemi e slovacchi, addestrati in Inghilterra ed aiutati dalla rete partigiana ad attuare quello che sembrava (e tale si rivelò) un progetto suicida. (Massimo Lastrucci, Ciak)

Ci sono ancora tanti episodi della Seconda guerra mondiale che meritano di essere raccontati. E il cinema in questo fa la sua parte. L’uomo dal cuore di ferro ci offre il ritratto dell’ideatore della soluzione finale per lo sterminio degli ebrei, Reinhard Heydrich (interpretato da Jason Clarke), un comandante delle SS che per la sua spietatezza era stato così definito da Hitler. (Fulvia Degl’Innocenti, Famiglia Cristiana)

Il titolo originale della pellicola è HHhH, come quello del romanzo di Laurent Binet dal quale è tratta (Giulio Einaudi Editore), ovvero l’acronimo del tedesco «Himmlers Hirn heißt Heydrich», che significa «il cervello di Himmler si chiama Heydrich». E spiega perfettamente il perché dell’ascesa al potere di Reinhard Tristan Eugen Heydrich, uno dei più influenti gerarchi del terzo Reich, capo, tra gli altri, della Gestapo e stretto collaboratore di Himmler. (…) Il film, diretto da Cédric Jimenez, ha come epicentro proprio l’«Operazione Anthropoid» (qualcuno, forse, ricorderà il film Anthropoid, uscito solo tre anni fa) che portò a quel famoso omicidio. La prima parte del film è dedicata all’ascesa di Heydrich (Jason Clarke, sempre credibile e che ben incarna i tratti ariani del suo personaggio).(…) Dopo un’ora, la pellicola si occupa dei suoi attentatori, Jan Kubi e Jozef Gabcik, raccontando i preparativi dell’ agguato, le loro storie personali, il fatidico giorno. Che occupa tutta la parte finale, minuzioso nei dettagli, fino al noto epilogo. Nel film, però, non si fa cenno alle accuse, rivolte al generale, sulle sue presunte origini ebree. Strana scelta. Un film, ben diretto, che non fa sconti, nel senso che, crudo, non sottrae, alla vista, le dosi di orrore. I sensibili, ne tengano conto. (Maurizio Acerbi, Il Giornale)

Ascesa, orrore e caduta di Heydrich, capo SS, firma della “soluzione finale” fino all’attentato riuscito a Praga, 1942. Era Hitler a chiamarlo come evoca il titolo, per l’inflessibile crudeltà oltre i compiti militari, ma con un gusto speciale che questo profilo, sebbene discontinuo, riesce a suggerire: contraddire e ribaltare nel dominio omicida un’indole introversa e schiva offesa da un forte senso di colpa, anche per l’espulsione con disonore dalla Marina. (Silvio Danese, Quotidiano Nazionale)

Considerato da molti come l’uomo più pericoloso del terzo Reich, Reinhard Heydrich fu il principale artefice della “soluzione finale della questione ebraica”. Decisivo il suo ruolo nella pianificazione e nell’organizzazione dello sterminio degli ebrei in Europa tanto che nel 1941 fu nominato da Adolf Hitler governatore del Protettorato di Boemia e Moravia dove mise in atto sanguinose repressioni guadagnandosi l’appellativo de “Il boia di Praga”. Ad interpretare quest’uomo freddo e implacabile, o meglio quest’uomo dal cuore di ferro (come da titolo), è l’attore australiano Jason Clarke che con il suo sguardo spietato e il suo viso duro ci restituisce appieno il crudele gerarca nazista. (Giulia Lucchini, La Rivista del Cinematografo)

Il racconto dell’ascesa del soldato Heydrich allo status di consigliere di Himmler e capo dell’intelligence nazista si fonde con quello dell’attentato ordito ai suoi dalla resistenza cecoslovacca. Tenuto in salamoia per un anno, onde evitare sovrapposizioni con l’uscita di Anthropoid di Sean Ellis, sullo stesso tema, L’uomo dal cuore di ferro torna su un episodio minore ma rilevante della Seconda guerra mondiale: l’assassinio di Heydrich, l’ufficiale nazista che elaborò con Himmler la soluzione finale. (Emanuele Sacchi, Film TV)