Cine 4 – Detroit

Cine 4 – Detroit

Giovedì 27 settembre ore 15,30 e 21

SELEZIONE UFFICIALE ALLA XII EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2017).

Genere: Drammatico
Regia: Kathryne Bigelow
Interpreti: John Boyega (Dismukes), Will Poulter (Krauss), Anthony Mackie . (Greene), Hannah Murray (Julie Hysell), Jack Reynor (Demens), Ben O’Toole (Flynn), Algee Smith (Larry), Jason Mitchell (Carl), John Krasinski (avvocato Auerbach), Jacob Latimore (Fred), Kaitlyn Dever (Karen), Laz Alonso (Conyers), Malcolm David Kelley (Michael), Chris Chalk (agente Frank), Austin Hébert (agente Roberts), Miguel Pimentel (Malcolm), Samira Wiley . (Vanessa)
Nazionalità: USA
Distribuzione: Eagle Pictures
Anno di uscita: 2017
Data uscita Italia 23 novembre 2017
Origine: USA
Sceneggiatura: Mark Boal
Fotografia: Barry Ackroyd
Musiche: James Newton Howard
Montaggio: William Goldenberg
Scenografia: Jeremy Hindle
Effetti: Dan Cayer, Randy Goux, Joao Sita, Zero VFX, Image Engine Design
Durata: 142′
Produzione: Megan Ellison, Kathryn Bigelow, Matthew Budman, Mark Boal, Colin Wilson per Harpers Ferry, Page 1 Production
Tematiche: Conflitti etnici, Politica-Società, Potere, Razzismo, Storia, Violenza
Valutazione: Complesso, Problematico, dibattiti **

Soggetto:

Detroit, estate 1967. La rabbia e il senso di ingiustizia che da tempo agitano la vita nella metropoli americana esplode in una vera e propria rivolta, difficile da contenere che sfocia in conseguenze tragiche…

Valutazione Pastorale:

Tutti i fatti, come si sa, sono autentici, realmente accaduti quale momento culminante di una situazione di rabbia sociale giunta al limite della sopportazione. La cronaca del tempo, sulla quale la regista e il suo staff hanno svolto un minuzioso lavoro di ricerca e di ricostruzione riuscendo a coinvolgere anche i testimoni di allora, parla di un centro urbano della città dove esplose una violenza sediziosa che ebbe come conseguenza una risposta militare che ebbe solo il risultato di aggravare le contrapposizioni. Il nucleo centrale narrativo è dato da quello che accadde al Motel Algiers, in una notte terribile che si concluse con tre omicidi. L’intento di dipanare gli avvenimenti è un punto importante al pari di quello di chiudere le immagini con la notizia su quello che è successo ‘dopo’ ai presenti anche a livello di pene giudiziarie. La regista (primo Premio Oscar donna della storia con “The Hurt Locker”, 2008) affronta i fatti in modo frenetico e incalzante, sempre muovendosi dentro un ritmo nervoso e sovraesposto, così conservando il tono esatto della confusione popolare ma insieme facendosi un po’ scavalcare da un’incalzante volontà di essere muscolare, esagitata, incalzante. La frenesia dinamica toglie qualcosa alla comprensione, inducendo ad una certa stanchezza narrativa. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e da affidare ad opportuni dibattiti.

Utilizzazione:

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in successive occasioni come avvio ad una riflessione sul rapporto cinema e storia, cinema e politica, cinema e giustizia. Interessante anche sviluppare il tema di quel cinema che si muove sul crinale talvolta incerto tra cinema e documentario.

Scarica qui la nostra scheda del film

Critica:

“Chi (…) sposa fino in fondo l’estetica dominante è Kathryn Bigelow (…). Al centro del film, che nella prima parte descrive l’esplodere delle violenze e dei saccheggi con una magistrale capacità di sintesi narrativa e di ritmata spettacolarità, è l’assalto al The Algiers Motel (…) che costò la vite a tre persone. Questo episodio che prende buona parte dei 143′ del film, è raccontato con insistenza didascalica, mettendo in evidenza ogni sfumatura dell’odio razziale e della violenza poliziesca. È il cinema muscolare e adrenalinico di cui la Bigelow è campione, giustificato probabilmente dalle irrisolte contraddizioni razziali di un potere ‘so white’, che finisce per infiammare emotività e rabbie e però non aiuta a ragionare.” (Paolo Mereghetti, ‘Corriere della Sera’)

… Bigelow racconta questa vergognosa pagina, isolandola in una scansione precisa che la fa precedere da una panoramica sui riots che serve anche a introdurre i personaggi, e seguire dalla ridicola vicenda processuale, con tocco glaciale e partecipato al tempo stesso. Magro risarcimento mezzo secolo dopo. (Paolo D’Agostini – ‘La Repubblica’)

Per restituire onore alle vittime, lanciare un memo pesante ai posteri e andare a fondo nei dettagli più crudeli di un episodio inaccettabile durante la rivolta afroamericana di Detroit nel 1967, la Bigelow virile a cinepresa enfatica di “Zero Dark Thirty” (sulla cattura di Bin Laden) e “The Hurt Locker” (artificieri in Iraq) spacca in tre una panoramica di cronaca&storia di due ore e mezza, sfidando proporzioni e generi: mezz’ora di contesto, dall’origine degli scontri alla devastazione da guerra civile, in forma di reportage; un’ora e mezzo di interrogatorio in un pianerottolo del Motel Algiers dove tre poliziotti seviziano, psicologicamente e fisicamente i sospettati e uccidono alcuni neri, compendio dei modelli di razzismo bianco in forma di situation-horror; il processo che portò gli assassini alla assoluzione tra omertà, ricatti, terrore di ritorsioni, nella forma di un court-movie standard (Silvio Danese – ‘Quotidiano Nazionale’)

Detroit, luogo di contraddizioni: capitale mondiale dell’automobile, almeno fino alla grave crisi del settore, e importante centro musicale; meta deputata dell’eccezionale flusso migratorio afroamericano dal Sud al Nord (sei milioni di individui fra il 1918 e il 1970) e al contempo storica roccaforte del Ku Klux Klan. Fu qui che il 23 luglio 1967 scoppiarono i gravissimi incidenti noti come «12th Street Riots» rievocati nel film di Kathryn Bigelow. Era un sabato sera e l’irruzione della polizia in un locale senza licenza del quartiere nero dove si festeggiava il rientro di due militari dal Vietnam, infuocò gli animi provocando rappresaglie e scontri sfociati la notte del 25 nel drammatico episodio dell’Algiers. (Alessandra Levantesi – ‘La Stampa’)

Kathryn Bigelow ha la straordinaria capacità di portarti dentro la storia. Senza che tu te ne accorga, ti ritrovi catapultato sulla scena, accanto ai protagonisti, trattenendo il fiato, come se indossassi un visore della realtà virtuale capace di proiettarti all’interno dello schermo. Accade anche in questo intenso, violento, crudo Detroit, città simbolo della crisi economica e delle rivolte razziali. (Maurizio Acerbi – ‘Il Giornale’)